Arti Elettroniche
I tecnoartisti dei Bell Labs


Erano anni in cui io ero solo un progetto futuro dei miei genitori. Erano anni di concrete speranze per tutti di avere una vita più luminosa. D’altro canto, con una guerra appena conclusa, non restava che guardare avanti. Lo spirito d’innovazione, di ricerca, di infrangere le comuni regole dev’essere stato comune a molti in quei primi anni sessanta. Non si spiega altrimenti quell’incredibile proliferazione di innovazioni, musicali, sociali, artistiche, di linguaggio. Un’esplosione culturale come mai, negli anni successivi, abbiamo assistito, in tutti i campi, dall’arte alla tecnologia. Vorrei ricordare, in questa sede, alcune persone che definirle “tecnoartisti” non è affatto azzardato. Parlo delle decine di personaggi che con le loro intuizioni, spesso bizzarre come può essere l’arte, le loro scoperte, le loro innovazioni hanno cambiato il mondo e il modo di vivere di tutti noi.
Non mi limito, ovviamente, solo al settore fotografico, anche se andrò ad approfondire in particolare quanto legato all’arte visuale.
Sin dai tempi dei nostri antenati Cro Magnon, 17000 anni fa, che hanno lasciato sulle pareti delle loro caverne i segni della cultura del tempo (Lascaux, né è uno dei più famosi esempi) abbiamo assistito all’evoluzione del mezzo comunicativo, che si accompagna di pari passo con l’evoluzione della tecnologia. Non serve rivedere tutta la storia dell’umanità per ricordare il ruolo fondamentale dei pionieri, degli inventori, dei “geni” che hanno permesso nuove scoperte e nuove possibilità.
Nel nostro percorso tra le arti elettroniche spiccano alcuni nomi fondamentali, padri di altrettante fondamentali invenzioni. Un ruolo essenziale riveste, poi, la struttura che permette a questi ricercatori di mettere a frutto le loro idee. Un nome molto ricorrente, nelle ricerche storiche del settore che questa volta andremo a conoscere è “Bell Labs”, una divisione della famosa compagnia telefonica americana AT&T.
I Bell Labs avevano sedi di ricerca e sviluppo in tutti gli Stati Uniti, con la maggiore concentrazione localizzata nel New Jersey. Fondati nel 1925 da Walter Gifford, poi presidente dell’AT&T, come un’entità separata dalla compagnia centrale, si occupavano inizialmente di progettare e sviluppare le attrezzature necessarie alla AT&T e alla Western Electric. Ma non solo. Dalle brillanti menti dei loro ricercatori nacquero idee e invenzioni fondamentali per tutto il nostro attuale modo di vivere. Pensiamo al transistor, al laser, alla trasmissione dati, al telefono cellulare, al telefax, solo per citare alcune tra le più conosciute. Non ci è difficile immaginare, in una fucina di menti impegnate a scaturire idee su “come” sviluppare e controllare le reti telefoniche ed elettriche, come molte soluzioni trovavano subito i campi d’applicazione più disparati. La IBM stava sviluppando per la General Motor un primo sistema CAD1 e anche ai Bell Labs vi era la necessità di sviluppare un sistema di disegno che potesse comandare quelle nuove apparecchiature da poco inventate, i Plotter2.
Negli stessi anni in cui i pionieri esplorano le possibilità del video3, qui altri pionieri danno l’avvio alla sperimentazione sulle immagini da computer.
Michael Noll4 è uno di questi. Nato nel 1939, si è dedicato alla ricerca degli effetti dei media sulla comunicazione interpersonale, sulla computer grafica tridimensionale, sull’iterazione tattile uomo-macchina, sull’uso di comandi vocali, nonché sull’uso del computer nel campo dell’arte. Sembra proprio che per Noll la macchina sia una semplice estensione delle potenzialità umane. E così dimostra di esserlo, visto che per lui la vera opera d’arte non è il disegno tracciato dai suoi plotter, ma il processo logico di programmazione che porta a quel risultato. L’arte sta nella sua mente, nella capacità di “far fare” alle macchine un preciso lavoro. Celebre è la sua prima indagine sulle potenzialità del mezzo tecnico con un esperimento che riproduceva al computer un famoso dipinto di Piet Mondrian, “Composizione Con Linee”. Le riproduzioni dei due lavori (l’originale e la sua riproposizione digitale) furono mostrate a 100 persone chiedendo loro di riconoscere il vero Mondrian. La maggioranza indicò il lavoro di Noll come l’originale Mondrian. A Michael Noll si deve la prima esposizione di Computer Art della storia, nel 1965, alla Howard Wise Gallery di New York, assieme al collega Bela Julesz. Emigrato dall'Ungheria nel 1956 in seguito all'invasione sovietica del suo paese, Julesz era un professore specializzato nelle neuroscienze visuali e, tra i tanti suoi studi lo ricordiamo qui, da artista, per aver inventato gli stereogrammi, quei curiosi disegni “astratti” apparentemente senza soggetto, in cui strabuzzando gli occhi e cercando di mettere a fuoco di percepiscono figure tridimensionali. Mi piace pensare a Bela e Michael, nel contesto di quell’importante mostra, trovarsi alla Howard Wise a incrociare le pupille assieme ai numerosi visitatori.
Max Mathews era un altro personaggio fondamentale che si poteva incontrare nei corridoi dei Bell Labs in quegli anni. Da una lunga tradizione di pionierismo dei laboratori nello studio della registrazione e riproduzione sonora, diede vita sin dalla fine degli anni 50 ai primi vagiti sperimentali di musica generata da computer, e studiò a fondo la possibilità di iterazione tra la voce umana e macchine. Queste sue esperienze sono state fondamentali nello sviluppo della musica sintetica e a buon titolo possiamo definirlo il "padre della computer music " e, più recentemente, "il grande nonno della techno!". Forse il suo ruolo, in un contesto puramente fotografico, può apparire poco appropriato, invece anche qui detiene una paternità importantissima: sua è la fotografia, scattata all’amica Deborah Hay, ritratta nuda, distesa su un sofà, che fu utilizzata da altri due colleghi dei laboratori, Leon Harmon e Kenneth Knowlton, per il primo esperimento di digitalizzazione fotografica. Il processo di scansione stabiliva un certo livello di grigio in ogni area della fotografia e lo sostituiva con simboli matematici ed elettronici.
Nasceva così non solo la fotografia digitale, ma anche la ASCII ART5.
Anche il cinema d’animazione deve il suo tributo ai Bell Labs, in special modo alla persona di Edward E. Zajac, che nel 1962 produsse il primo filmato in computer grafica tridimensionale.
Questo film, intitolato “Two Gyro Gravity Gradient Altitude Control System”, dimostrava che un satellite poteva essere stabilizzato in modo di avere sempre un lato rivolto verso la terra. Esattamente ciò che avviene abitualmente nei nostri sistemi di telecomunicazioni e che era stato già teorizzato da Arthur C. Clarke6 almeno 15 anni prima.
Comincia ad essere evidente quanta importanza ha avuto questa culla di talenti. Ma non è certo finita. Molto attinente a Zajac, nella sua ricerca grafica e sul movimento vi è anche uno dei pochi esponenti femminili di “tecnoartiste”: Lillian F. Schwartz7. I suoi studi cominciano subito dopo la seconda guerra mondiale, praticando pittura cinese con Tshiro, in Giappone. Fu tuttavia completamente autodidatta nella programmazione di elaboratori e sul loro uso in campo artistico. Le sue opere, di forte impatto estetico, sono state le prime, tra questi nuovi media, ad essere acquisite dal Museum of Modern Art di New York. L’importanza del suo lavoro prosegue sugli studi della percezione del suono e del colore, e sull’uso del computer, usato nell’analisi di importanti autori del passato, come Picasso e Matisse, per indagare il loro processo creativo. Fu la prima a sviluppare specifici programmi per il restauro, soprattutto del Rinascimento Italiano e sua è la ricostruzione tridimensionale del Refettorio di Santa Maria delle Grazie per studiare la prospettiva di Leonardo nella sua Ultima Cena.
Lo spazio da dedicare a questi grandi si sta esaurendo, non vorrei mai dimenticare Billy Klüver, nato nel 1927 a Monaco e scomparso recentemente. Billy era uno di quei personaggi che vivono un po' in ombra, rendendo però possibili le svolte, i cambiamenti, le innovazioni, ma che poi rimangono, alle spalle delle personalità “importanti”. Jean Tinguely, Andy Warhol, John Cage, Merce Cunningham, Robert Rauschenberg sono solo alcuni degli artisti che hanno realizzato opere grazie alla sua collaborazione. Con quest’ultimo, nel 1966, fonda “Experiments in Art and Technology (E.A.T.)”8, un organizzazione no-profit orientata a coniugare arte e tecnologia e con esso il primo festival multimediale “9 Evenings: Theatre and Engineering”. Divenne subito chiaro che i nuovi spettacoli multimediali richiedevano la stretta collaborazione di queste due figure, artisti e ingegneri; E.A.T. agiva da catalizzatore. Se pensiamo alla complessità di molti spettacoli teatrali, di molti allestimenti da concerto, di molte soluzioni tecnologiche nel campo dell’arte, non possiamo che dedicare un pensiero a Billy Kluver.
Lascio alla curiosità dei lettori scoprire nelle loro ricerche molti altri tecnoartisti qui non riportati. Ovviamente i Bell Labs non sono l’unica realtà che ci ha portato tanta innovazione. Nei prossimi incontri troveremo altri illustri personaggi, ma nel frattempo, se usate uno scanner, una videocamera, una fotocamera digitale, pensate a George Smith e Willard Boyle che nel 1969 inventarono il CCD9. Dove pensate stessero lavorando in quel momento?

Ezio Turus
Docente DAC


1 CAD Computer Aided Design, letteralmente “Progettazione Assistita da Elaboratore”.
2 http://en.wikipedia.org/wiki/Calcomp_plotter ; http://scienceservice.si.edu/008006.htm
3 FOTOIT settembre 2006, pag 34
4 http://www.citi.columbia.edu/amnoll/
5 ASCII ART consiste in immagini riprodotte usando 95 caratteri della tabella ASCII
6 http://it.wikipedia.org/wiki/Satellite_geostazionario ; http://www.delos.fantascienza.com/delos22/clarke.html
7 http://www.lillian.com/
8 http://www.fondation-langlois.org/html/e/page.php?NumPage=306
9 http://www.dpreview.com/news/0601/06010503boylesmith.asp

Bibliografia e fonti:
Silvia Bordini, “Arte Elettronica”, Giunti Editore, 2004
Bell Labs: http://www.bell-labs.com/
Digital Art Museum: http://www.dam.org/
Atari Archives: http://www.atariarchives.org/